lunedì 6 luglio 2009

Yelena

Le gocce di sudore sulla sua fronte scendono lungo la guancia e si mischiano con il grasso dei motori, sembrano quasi delle lacrime nere provenienti dai suoi splendidi occhi marroni, in forte contrasto con il suo abbagliante sorriso, e i cappelli lunghi e mori scendono dolcemente sulle sue spalle. Ha un fisico asciutto come quello di una nuotatrice e delle belle forme tipiche di una ventenne.

In quella fabbrica però le persone sembrano tutte uguali: cupe ed inespressive, e la sua bellezza non risalta come dovrebbe.


Ma per Yelena la sua vita è questa: un lavoro con pochi profitti ed una famiglia da mantenere, tanti sogni da realizzare e pochi realmente eseguibili, quando finisce di lavorare guarda grazie al satellite la RAI, il canale mostra un’Italia bella e senza povertà dove tutti hanno una possibilità di fare soldi e vivere la bella vita.


Finalmente un giorno arriva la grande occasione per dare una svolta alla propria vita.

Un amico di suo padre gli propone di andare a lavorare in Italia come una semplice colf, organizza tutto lui: il passaporto, il permesso di soggiorno, il viaggio in bus per Milano, ed un posto per dormire. L’unica cosa è che lei dovrà lavorare per lui, e dovrà restituirgli un po’ alla volta i soldi per il trasferimento e l’affitto della casa.

La mente di Yelena comincia a viaggiare, potrà cambiare la sua triste vita e renderla ogni giorno sempre più bella, sono finite le 12 ore in quella maledetta fabbrica.



Qualche giorno appena dal suo arrivo in Italia e si rende subito conto che c’è qualcosa che non quadra rispetto alle sue aspettative.

Si ritrova in un appartamento minuscolo con una decina di ragazze, ammassate come bestie da macello, sono tutte confuse e nessuna sa ancora cosa succederà.


Lei si ribella a tutti i costi, all’inizio sembrano non bastare i pugni e i calci, legata a quella sedia continua a dimenarsi in preda ad una cieca resistenza, e alla fine deve arrendersi ai suoi aguzzini.

La minacciano di uccidere i suoi genitori se non ubbidisce e le levano il passaporto per evitare che provi a scappare.

Il lavoro tanto promesso non sarà più la badante in casa di qualche anziano ma su un marciapiede a prostituirsi.


Di giorno sente di continuo quelle voci, quei gemiti e quei silenzi.

Ricorda sguardi di maiali, di indecisi e di maniaci.

Non si scorda quelle mani che la toccano e la picchiano.

Qualche persona si innamora di Yelena, vorrebbe fare qualcosa per lei facendola uscire dal suo squallido giro, ma i suoi padroni la spostano di settimana in settimana per evitare questi incidenti.

Quando ha paura chiude gli occhi, pensa alla sua terra e alla sua famiglia da abbracciare, sogna le ali di quei gufi che sente di notte per scappare in un posto lontano, ma alla fine le rimane solo un senso di malessere che la attanaglia, e non trova modo per liberarsene se non affogandolo con qualche bicchiere o zittirlo con qualche altra droga.


Una notte però decide di farla finita con questa misera esistenza, non ha molte alternative ed inizia a camminare lungo la strada, come quando è arrivata in Italia anche adesso non sa cosa l’attende, l’unica cosa che sa è che deve andare avanti senza votarsi.




Questa piccola storia è inventata, ho preso l’ispirazione da una canzone di Ape, “Tundi”, un’ultra storia simile alla mia.

Purtroppo la maggior parte delle cose che ho scritto è vera.

Molte ragazze arrivano qua in Italia con un regolare permesso e tranquillamente su una corriera, le varie mafie sul nostro territorio pensano poi a mandarle in giro per il paese, levandole i documenti e la dignità, minacciando di fare del male alle famiglie in patria, e quando si ribellano giù botte.

I loro padroni le spostano di continuo per evitare che qualcuno si innamori e provi a farle scappare e lo stesso vale se ci prova la polizia.

Molte si drogano in tutti i modi e la droga la forniscono i magnaccia, ovviamente dovranno pagargli anche quella…….. prostituendosi sempre di più.



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