lunedì 25 maggio 2009

Piccola storia di un cinghiale

Un cinghiale ferito corre nel bosco e dal suo fianco il sangue continua a uscire inesorabilmente. Dietro di lui l'abbaiare dei lupi che lo seguono senza tregua, l'hanno colpito di sorpresa e alle spalle perché perfino i feroci lupi hanno paura di affrontare un cinghiale faccia a faccia, la sua carica farebbe una strage.

Per il cinghiale la corsa della vita sta per finire, si ritrova davanti ad una parete di roccia grigia come la sua situazione, e da un momento all'altro i lupi salteranno fuori dal sottobosco per circondarlo e finirlo.
Non ci sono alternative: deve affrontarli.

é un animale selvatico fiero ed orgoglioso che ora pensa solo a salvarsi la vita e infliggere più danni possibili ai suoi cacciatori anche se sono in netta superiorità numerica e lui è già ferito.
Sgarfa con la zampa anteriore destra il terreno per fargli capire che non è disposto a farsi uccidere tanto facilmente dai suoi aguzzini, e presto gli mostrerà la sua tenacia nel combattimento.
Si lancia nella sua disperata carica a testa bassa con le zanne ricurve pronte a uccidere, e per un pò non sarà più la preda ma il cacciatore.

domenica 24 maggio 2009

Relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti


“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. "

"Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne torn
ano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”

“Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912



Ho trovato questo documento girovagando su internet, adesso i tempi sono cambiati, siamo noi a fare questi discorsi, solo che li chiamiamo africani, cinesi, rumeni, albanesi ecc.
L'immigrazione è sempre stata una fonte di conflitto, fin da quando i primi uomini hanno cominciato a viaggiare e ad incontrare altri loro simili.


Eravamo tanto diversi dagli immigrati che ora giungono sulle nostre terre?

Adesso siamo tanto diversi da quella parte di americani che ci insultava?



martedì 19 maggio 2009

Un lungo inverno (Medda Man)

Visto che siamo in tema di cose tristi....ma con un pelo di speranza.
Non trovo le parole o forse ho solo paura di scoprirle dal fondo dei miei pensieri, vabbè... comunque lascio le parole degli altri, questa volta ho trovato la canzone su you tube.
Grande Medda.


E' come un pugno in pancia che ti spezza
E' come i tuoi che litigano, e tu in cameretta
E' come un'assistente sociale che ti aspetta, che balbetta
soluzioni che però lo fa di fretta
Sono le lacrime che ti asciughi da solo
Il suono dei sorrisi che non sai, più di chi sono
Dove sono le facce che ti han dato tutto
E' come il giorno più lungo, quello più brutto
quello che ti lascia distrutto
che manda il cuore a pezzi
come i muri di una casa con un padre senza mezzi
ne soluzione per le brutte situazioni
con il cuore a macerare nel fondo di bottiglioni
Giorni interi, giorni in crisi, giorni persi nella nebbia
tra i fumi di una rabbia che è la stessa che ti ingabbia
chi si ripiglia, qui non c'è più meraviglia
allontano dalla parte che di più assilla.

(rit.)
Il dolore fa piangere, ma se lo sai usare
il dolore fa crescere, ti sa cambiare
è stato un lungo inverno
estate dove sei
è stato molto duro ma
ho un piede fuori dai guai
ho un piede fuori

Un piede fuori
non basta a cancellar dolori
ma forse serve a non cadere negli stessi errori
e i dispiaceri che lasciano tagli
magari servano al cuore solo per farsi più calli
solo per farsi, per farsi
perchè la vita a volte schiaccia
è quella dura ti cambia ti muta la faccia
ti dicono basta non ci pensare che passa
ma intanto i giorni passano come un'ombra su una carcassa
ma è qui il punto di svolta la differenza è qui
il centro del concetto che cementa tutto
ora che sei distrutto e devi rimontarti
scopri parti di te stesso che non potevi immaginarti
e mama l'anima si sgrana, trema, frana
stai su un giorno e giù una settimana
e una lotta con i demoni che tessono sta trama
la strada per uscire dal maxi drama.

(rit.)

E nello specchio la faccia che mi guarda è la mia
E' quello sguardo triste sembra quasi una malattia
non va via e a volte si fa cosi violento
che in un momento mi ricorda ogni fallimento
e le lacrime, il dolore, il nervoso da crampi
hanno bruciato i miei neuroni come dei lampi
lasciandomi in testa ampi squarci
che hanno provato a curare ma
non c'è stato niente da farci
e ora giro la city con le mie cicatrici
mutuo il dolore in rime che tu senti con gli amici
e cosi l'antidoto per tutto sto veleno
più lo sputo fuori e meno lui mi tira scemo.

(rit.)

un anno terribile (Zampa e Jack the smoker)


"Caro amico ti scrivo, la vita a volte sai è un gran casino,
capire un giorno che non puoi essere più bambino,
certo che il destino sia certo ed un bel mattino senza avviso, ti accorgi che e’ vuoto l’altro cuscino.
E i giorni sembrano più lunghi, le ore sono bradipi ammuffiti come funghi,
lavoro nello stress, senza neanche pensare, sono un automa, ho il cuore freddo e la mente in stato di coma;
e i giorni poi si fanno mesi, adesso e’ quasi un anno che mi muovo da solo come Dick Tracy;
silenzioso e diffidente, solitario e indifferente, non vedo nessuno e non penso a niente.
Certo che e’ strano per davvero, come ti accorgi quanto sia importante la luce solo se è nero,
e del valore delle cose quando le perdi, a volte l’abitudine secca i parchi più verdi.
Quindi amico ti scrivo e non preoccuparti, so che con il tempo il tempo saprà curarmi,
spero in futuro d’incontrarti, vederti e parlarti,
ti saluto ora è tardi…"

"Un anno terribile" di Zampa e Jack the smoker


Per me non è un anno terribile, di meno e non c'entra il fatto che sia vuoto il mio cuscino, ma questa canzone è abbastanza triste per me, in quest'ultimo periodo l'ascolto volentieri, sfortunatamente non riesco a trovarla da nessuna parte sul web per farla sentire anche a voi.

Darsi la zappa sui piedi

Il mio prof di italiano lo diceva sempre: ti stai dando la zappa sui piedi.
L'altro giorno volevo vangare l'orto, ho preso la mia zappa convinto di fare del bene. Una voce dentro di me diceva di non farlo perché non ero in condizioni fisiche e mentali, fatti una bella dormita diceva, e lo farai domani con calma.
Purtroppo in quel momento di debolezza non ho voluto dargli ascolto e mi sono ritrovato la zappa conficcata nei piedi, adesso mi ritrovo a leccarmi le ferite, ma quel che è peggio è che con quell'attrezzo ho colpito altre persone che non c'entravano niente e ferendo loro ho ferito ancora di più me stesso.

lunedì 18 maggio 2009

...

Oggi ho capito che scrivo male e che non riesco a farmi capire.
Adesso provo solo rabbia e delusione nei miei confronti, mi sento piccolo e vorrei che qualcuno mi schiacciasse, ma non cambierebbe nulla perché ho offeso delle persone anche se non lo volevo, la stupidità in questo caso non serve come scusa, e neanche ammettere i miei errori.
Vorrei spiegarmi meglio ma guardando da fuori il mio discorso sembrerei solo stupido e patetico, preferisco restare solo un'idiota.

Scusate.
Non serve, lo benissimo, ma per il momento non cosa fare, forse prima o poi troverò un modo.

martedì 5 maggio 2009

Allo specchio

Quante volte ti sei guardato allo specchio e non ti sei più riconosciuto?
Sullo specchio sembra riflessa l'immagine di uno sconosciuto che ti osserva con occhi profondi e giudica minuziosamente ogni tua forma di coerenza.
è la tua coscienza che si materializza davanti a te, lei vuole metterti alla prova, sei sotto esame e riesce a farti vacillare sugli aspetti del carattere che ti rendono più felice e orgoglioso.
Tutti gli aspetti che ami di te stesso sono in bilico su un precipizio di ipocrisia, e mentre cerchi il tuo equilibrio su una corda c'è lei che vuole farti cadere.
Farfugliando ad alta voce sembra quasi che sia lei a parlare esponendo con calma i suoi giudizi critici, lo sguardo poi diventa cattivo e minaccioso mentre ti illustra ogni tuo fallimento, ogni sbaglio, e ogni errore che hai commesso nella vita.
Quando alla fine pensi di averne avuto abbastanza ti allontani da quello specchio, cerchi un motivo valido per convincerti che i pensieri di lei siano falsi e infondati, ma se ti guardi dentro capisci che qualcosa di vero c'è.

domenica 3 maggio 2009

Maledetto!!!


Le nuvole sono sparse qua e là per cielo azzurro, il sole risplende con tutta la sua energia e gli uccellini cantano allegramente per festeggiare questa bella domenica di primavera.
Potessi io festeggiare questa giornata...
Vorrei tanto andare a fare una passeggiata da qualche parte, un giretto in montagna o anche semplicemente andare a fare un salto in Avrint o in Presoldon, invece il mio povero piede mi ancora male.
Queste mura mi opprimono, mi sento un gatto selvatico rinchiuso in una gabbia, come lui anch'io ho bisogno di boschi in cui rifugiarmi, di prati in cui correre, e di montagne da scalare, ma questo fastidio al piede non mi lascia in pace.
Maledetto!!!