giovedì 2 dicembre 2010

Prostitute intellettuali

“Non esiste, in questo periodo storico del mondo in America, una stampa indipendente. Voi lo sapete e io anche. Non c’è nessuno di voi che oserebbe scrivere le proprie opinioni reali, e se lo faceste sapreste anticipatamente che non verrebbero mai pubblicate. Vengo pagato settimanalmente affinché tenga le mie sincere opinioni lontane dal giornale di cui faccio parte. Altri tra voi sono pagati similmente per simili cose, e chi tra voi è così pazzo da scrivere opinioni oneste, si ritroverebbe per strada a cercarsi un altro lavoro. Se permettessi alle mie vere opinioni di apparire in una edizione del giornale, prima di ventiquattro ore la mia professione sarebbe finita.

Il lavoro del giornalista è di distruggere la verità, di mentire apertamente, di falsare, diffamare, prostrarsi alla ricchezza. e vendere il proprio paese e la sua gente per il pane quotidiano. Voi lo sapete e io anche, e quale follia è questo brindare ad una stampa indipendente? Noi siamo i fantocci, loro muovono i fili e noi balliamo. Il nostro talento, le nostre possibilità e le nostre vite sono tutte proprietà di altri uomini.

Siamo prostitute intellettuali."

John Swinton, redattore capo del New York Times (1880)


Dal libro "Rivelazioni non autorizzate - Il sentiero occulto del potere" di Marco Pizzutti

lunedì 29 novembre 2010

V per vendetta



V per Vendetta è un film del 2005 diretto da James McTeigue tratto dal graphic novel V for Vendetta scritta da Alan Moore e illustrata da David Lloyd, adattata per il grande schermo dai fratelli Wachowski.

La storia è ambientata in una Gran Bretagna futuristica e distopica, governata da un regime repressivo guidato da Adam Sutler. La Gran Bretagna è dunque stabilmente governata da un regime repressivo che tiene sotto scacco l'opinione pubblica e la vita degli individui grazie al controllo assoluto sui mass media e ad una spietata polizia segreta. Il risultato finale è la pace civile in cambio della perdita delle libertà individuali. Il popolo, suo malgrado, decide di accettare questo compromesso.
A tutto questo vi si oppone un misterioso individuo, con il volto sempre coperto da una maschera di Guy Fawkes, cospiratore britannico che nel 1605 cercò di far saltare in aria il parlamento inglese.
E come il personaggio della maschera che indossa anche V vuole far saltare il parlamento inglese: il simbolo della decadenza di quel governo.



Nel film viene ripetuta due volte una frase: "Gli artisti usano le menzogne per dire la verità.".

Nella pellicola vengono descritti una serie di attentati terroristi in Inghilterra per opera di estremisti religiosi che hanno permetto di salire al governo un regime oppressivo che per ottenere la pace civile ha azzerato le libertà individuali. Queste sono menzogne diciamo, non esistono questi fatti o avvenimenti in Gran Bretagna, ma se ci spostiamo negli Stati Uniti tutto questo ha un senso.

Basta pensare a tutti gli attacchi terroristici avvenuti sul suolo americano ancora prima dell'11 settembre, e alle leggi che sono state approvate come il Patrioct Act, acronimo di Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act of 2001, una legge che riduce gravemente le garanzie giudiziarie e le cosiddette libertà inviolabili dell'uomo, come la libertà di espressione, di circolazione, ecc.
Chi ha scritto questo film non poteva esprimere tutto ciò senza ripercussioni ed è per questo che ha dovuto inventarsi queste "menzogne" nel film per dirci la verità.

E la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo mondo e che non possiamo più fare finta di non vedere. é giunto il tempo di aprire gli occhi.

martedì 16 novembre 2010

Dov'è Dio? - Metrostars



Tutti mi parlano di Dio e della sua bontà, ma io vedo solo persone che uccidono, che odiano e che discriminano in suo nome.
Non importa che siano cattolici, mussulmani, ebrei ecc. ognuno è convinto di essere nel giusto ed è per questo che può e deve imporsi sull'altro, sia fisicamente che mentalmente.

Sfortunatamente sono poche le persone che si sono accorte di pregare lo stesso Dio ma in maniera diversa e che non rompono le palle agli altri...

domenica 14 novembre 2010

Gli hamburger indecomponibili

Circa un mesetto fa ho letto un articolo sugli hamburgher del Mac Donald's che non vanno mai a male perché sarebbero pieni di sostanze chimiche.
Ci sono diversi video su You Tube di persone che mostrano i loro panini vecchi di mesi e mesi, e una di queste ha fatto addirittura un museo con tutti gli hamburgher vecchi.



Non essendo molto sicuro di questa storia ho deciso che alla prima occasione mi sarei preso un panino al Mac Donald's per vedere se effettivamente non andava a male.
Due settimane fa (il 31 ottobre 2010) ero a Salisburgo in Austria e ho trovato un Mac dove ho fatto il mio acquisto: un super hamburger da asporto.

Il panino, incartato com'era il giorno dell'acquisto, è rimasto in camera mia su un mobile a temperatura ambiente (sui 20 gradi centigradi) fino ad oggi.
Già mi immaginavo di aprirlo e vedere muffa da tutte le parti, sentire l'odore di cibo in decomposizione, speravo almeno di non trovare vermi o uova, e invece?

Il panino si è semplicemente indurito un po, sia il pane che la carne, nient'altro!!

Se non ci credete andate a prenderne uno e scopritelo coi vostri occhi!
Avete ancora voglia di andare al Mac Donald's?

lunedì 18 ottobre 2010

Rambo 5: la rivincita degli afghani

Chi non ha mai visto Rambo 3, il film d'azione che ha per protagonista un 'ex berretto verde quasi invincibile, la trama si sviluppa in questo modo (per chi non lo sapesse):

John Rambo si trova in un monastero buddista in Thailandia ad aiutare una tranquilla comunità di monaci nel tentativo di ritrovare la pace interiore.
Il colonnello Trautman lo raggiunge per coinvolgerlo in una operazione U.S.A. per tentare di colpire un commando sovietico che, invaso un territorio dell'Afghanistan, compie genocidi verso la popolazione locale. Rambo però, stanco di essere coinvolto in assurde guerre, rifiuta l'invito dell'amico.

Quando successivamente viene informato della cattura di Trautman, portato nella base operativa del nemico per essere interrogato dal Comandante Zaysen, decide di intervenire di persona per cercare di liberarlo.
Intraprende quindi il suo viaggio verso il Pakistan, per cercare un contatto allo scopo di raggiungere, senza farsi notare, il vicino Afghanistan. Aiutato dai ribelli del posto riesce ad entrare nel forte e, dopo vari combattimenti, a recuperare il colonnello; ma nel tentativo di fuga vengono raggiunti e accerchiati dagli agguerriti plotoni russi.

Proprio quando sembra che per Rambo e Trautman sia la fine certa, un centinaio di ribelli intervengono per aiutare i due a combattere contro gli invasori per la loro libertà.
E alla fine Rambo uccide il cattivone russo in una scena a dir poco assurda!.



Il film è del 1988, proprio mentre in Afghanistan c'erano ancora le truppe russe, che si ritirarono nel febbraio del 1989.
Ma oggi nel 2010 cos'è cambiato da allora?

Penso sostanzialmente a due cose:
La prima è che i nuovi invasori non parlano più il russo ma molte altre lingue (americano, inglese, italiano, tedesco, ecc.).
La seconda è che gli afgani che si oppongono all'invasione della propria terra non vengono più rappresentati come dei paladini della libertà che lottano per scacciare gli invasori, ma al contrario come dei brutali aguzzini che uccidono la propria gente per proteggere la propria vita, che sono tutti terroristi assetati di sangue, che non vogliono la pace, che sono estremisti islamici, ecc.

E ancora più sostanzialmente è cambiata la propaganda.

Non penso che esistano soluzioni possibili per fermare questa guerra senza un ritiro totale delle truppe americane e alleate, cosa che arriverà fra chissà quanto tempo!
Quindi caro Rambo perché non intervieni tu? Ricordati che quelli che adesso vengono considerati dei mostri ti hanno salvato la vita tanti anni fa, e tu che li conosci sai bene che non è così, aiutali a riprendersi la loro terra come solo tu sai fare!

domenica 17 ottobre 2010

Kurt Vonnegut: Il sangue di Dresda

Lo scrittore Kurt Vonnegut fu prigioniero di guerra a Dresda durante i bombardamenti alleati e fu in seguito costretto a estrarre cadaveri dalla città in rovina. Nelle carte scoperte da suo figlio dopo la sua morte nel 2007 egli fornisce una sconvolgente testimonianza oculare dell’”oscena brutalità” che ispirò il suo romanzo Mattatoio n°5.



Traduzione di Andrea Carancini

Era un discorso di routine che sentivamo il primo giorno del nostro addestramento base, fatto da un piccolo tenente muscoloso: “Soldati, finora siete stati buoni, puliti, ragazzi americani con l’amore americano per la sportività e il fair play. Siamo qui per cambiare.

"Il nostro compito è fare di voi il mucchio di bastardi più sporco e cattivo della storia del mondo. D’ora in avanti, scordatevi le regole da Marchesa del Queensberry e ogni altra regola. Tutto è permesso.

“Non colpite mai un uomo sopra la cintura quando potete colpirlo sotto. Fate urlare il bastardo. Uccidetelo ogni volta che potete. Uccidete, uccidete, uccidete – capite?".

Il suo discorso venne accolto con risate nervose e con l’idea generale che aveva ragione. “Non hanno detto Hitler e Tojo che gli americani erano un mucchio di debolucci? Ha! Lo scopriranno”.

E naturalmente la Germania e il Giappone lo scoprirono: una democrazia indurita tirò fuori una furia ribollente che non poteva essere fermata. In apparenza fu una guerra tra la ragione e la barbarie, con questioni in gioco talmente alte che i nostri scatenati combattenti non avevano idea del perché stessero combattendo – oltre a ciò i nemici erano un mucchio di bastardi. Era un nuovo tipo di guerra, in cui era approvata ogni distruzione, ogni uccisione.

Molti approvarono l’idea della guerra totale: essa aveva a disposizione un ring moderno, al passo con la nostra tecnologia spettacolare. Per costoro era come una partita di football.

[Tornato a casa, in America], tre mogli di negozianti di una piccola città, grassocce e di mezza età, mi diedero un passaggio mentre facevo l’autostop per tornare a casa da Camp Atterbury. “Hai ucciso molti tedeschi?”, chiese la conducente, facendo graziosa conversazione. Le dissi che non lo sapevo.

Ciò venne preso per modestia. Mentre uscivo dalla macchina, una delle signore mi diede un buffetto sulla spalla, in modo materno: “Scommetto che vorresti farla finita e uccidere adesso qualcuno di quegli sporchi giapponesi, non è vero?”

Ci scambiammo una strizzatina d’occhio. Non dissi a quelle anime semplici che ero stato catturato al fronte dopo una settimana; e soprattutto quello che sapevo, e che pensavo, sull’uccidere gli sporchi tedeschi, sulla guerra totale. La ragione della mia amarezza, allora e adesso, ha a che fare con un incidente che ebbe un’attenzione superficiale dai giornali americani. Nel Febbraio del 1945, Dresda, in Germania, venne distrutta, e con essa oltre 100.000 esseri umani. Io ero lì. Non molti sanno quanto fu brutale, l’America.

Ero in un gruppo di 150 soldati di fanteria, catturati nello sfondamento di Bulge, e messi a lavorare a Dresda. Dresda, ci venne detto, era la sola città tedesca importante a essere finora scampata ai bombardamenti. Era il Gennaio del 1945. Doveva il suo destino benigno alla sua fisionomia pacifica: ospedali, fabbriche di birra, fabbriche di alimentari, aziende di forniture sanitarie, ceramiche, fabbriche di strumenti musicali, e così via.

Da quando era iniziata la guerra, gli ospedali erano diventati il suo primo impegno. Ogni giorno giungevano in questo tranquillo rifugio centinaia di feriti, da est e da ovest. Di notte, sentivamo il rombo monotono di lontani raid aerei. “Chemnitz è sotto tiro stanotte”, dicevamo tra noi, e giocavamo a metterci nei panni dei giovani uomini brillanti, con i loro quadranti e i loro mirini.

“Grazie a Dio stiamo in una “città aperta”, pensavamo, e così pensavano i migliaia di profughi – donne, bambini e anziani, che affluivano derelitti dalle rovine fumanti di Berlino, Lipsia, Braslau, Monaco. Inondavano la città fino al doppio della sua popolazione normale.

Non c’era guerra a Dresda. E’ vero, gli aerei arrivavano quasi ogni giorno e le sirene ululavano, ma gli aerei andavano sempre altrove. Gli allarmi fornivano un momento di sollievo in una noiosa giornata di lavoro, un’occasione di socialità, la possibilità di spettegolare nei rifugi antiaerei. I rifugi, in realtà, non erano molto più di un gesto, del riconoscimento casuale dell’emergenza nazionale, cantine di vini e seminterrati con banchi e sacchetti di sabbia che bloccavano le finestre, per lo più. C’erano pochi bunker all’altezza, nel centro della città, vicini agli uffici governativi, ma niente di paragonabile alla fidata piazzaforte sotterranea che rendeva Berlino indifferente al suo martellamento quotidiano. Dresda non aveva ragione di prepararsi a un attacco – c’è una storia al riguardo.

Dresda era sicuramente tra le città più deliziose del mondo. Le sue strade erano ampie, fiancheggiate da alberi ombrosi. Era cosparsa da innumerevoli piccoli parchi e statue. Aveva vecchie chiese meravigliose, biblioteche, musei, teatri, gallerie d’arte, giardini, uno zoo e un’università rinomata.

Era anche un paradiso per i turisti. Sarebbero molto più informati di me sulle bellezze della città. Ma l’impressione che ho è che a Dresda – nella sua presenza fisica – vi fossero i simboli della vita buona: era piacevole, onesta, intelligente. Questi simboli stavano ad aspettare, all’ombra della svastica, come monumenti alla verità. Come un tesoro accumulatosi in centinaia di anni, Dresda esprimeva in modo eloquente l’eccellenza della civiltà europea, di cui nel profondo siamo debitori.

Ero un prigioniero, affamato, sporco, e pieno di odio per chi ci aveva catturato, ma amavo questa città, e vedevo la meraviglia benedetta del suo passato e la ricca promessa del suo futuro.

Nel Febbraio del 1945, i bombardieri americani ridussero questo tesoro in pietre frantumate e carboni ardenti; la sventrarono con esplosivi ad alto potenziale e con bombe incendiarie.

La bomba atomica può rappresentare un progresso favoloso, ma è interessante notare come il tritolo e la termite riuscissero a sterminare in una sola notte sanguinosa più persone di quante ne morirono in tutto il blitz di Londra. La piazzaforte di Dresda esplose una dozzina di colpi contro i nostri aviatori. Una volta rientrati alla base e sorbendo una tazza di caffè, probabilmente dissero: “Una contraerea insolitamente leggera stanotte. Bene, immagino che è ora di andare a letto”. I piloti inglesi catturati dalle unità tattiche di combattimento (che coprivano le truppe in prima linea) rimproveravano quelli che avevano guidato i bombardieri pesanti nei raid sulle città con: “Come diavolo avete sopportato la puzza dell’urina bollente e delle carrozzine bruciate?”

Ecco un frammento di notizia di assoluta routine: “La notte scorsa i nostri aerei hanno attaccato Dresda. Tutti gli aerei sono ritornati incolumi”. Il solo tedesco buono è il tedesco morto: oltre 100.000 uomini, donne e bambini malvagi (quelli abili erano al fronte) hanno scontato per sempre i loro peccati contro l’umanità. Per caso, incontrai un bombardiere che aveva preso parte all’attacco”. “Odiammo farlo”, mi disse.

La notte che arrivarono, la passammo nel ripostiglio di carne sotterraneo di un mattatoio. Fummo fortunati, perché era il miglior rifugio della città. I giganti percorrevano la terra sopra di noi. All’inizio venne il mormorio leggero della loro danza sopra le periferie, poi il brontolio della loro avanzata verso di noi, e infine il fragore assordante dei loro passi sopra di noi; e da lì di nuovo sulle periferie. Dilagavano avanti e indietro: era il bombardamento a saturazione.

“Urlavo e piangevo e mi aggrappavo ai muri del nostro rifugio”, mi disse una vecchia signora. “Pregavo Dio dicendo: “Ti prego, ti prego, ti prego, buon Dio, fermali”. Ma non mi ascoltava. Nessuna forza poteva fermarli. Arrivavano, ondata dopo ondata. Non c’era possibilità di arrenderci; né di dire loro che non ce la facevamo più. Non c’era nient’altro da fare che stare seduti e aspettare il mattino”. Sua figlia e suo nipote rimasero uccisi.

La nostra piccola prigione fu incenerita dalle fondamenta. Dovemmo essere evacuati in un campo lontano occupato da prigionieri sudafricani. I nostri guardiani erano un mucchio di volkssturmer tristi e attempati e di veterani invalidi. La maggioranza erano cittadini di Dresda e avevano amici e famiglie coinvolti nell’olocausto. Un caporale, che aveva perso un occhio dopo due anni sul fronte russo, aveva appreso prima che partissimo che sua moglie, i suoi due figli, ed entrambi i genitori erano stati uccisi. Aveva una sigaretta. La divise con me.

La nostra marcia verso i nuovi quartieri ci portò al confine della città. Era impossibile credere che qualcuno in centro fosse sopravvissuto. In circostanze normali, il giorno sarebbe stato freddo, ma folate saltuarie dall’inferno colossale ci facevano sudare. E, in circostanze normali, il giorno sarebbe stato chiaro e luminoso, ma una nube opaca e opprimente aveva trasformato il giorno in crepuscolo.

Una sinistra processione ostruiva le vie d’uscita; persone con facce annerite solcate da lacrime, qualcuno che portava dei feriti, altri dei morti. Si raccolsero nei campi. Non parlava nessuno. Qualcuno, con la fascia della Croce Rossa, faceva quello che poteva per le vittime.

Raggruppati con i sudafricani, passammo una settimana senza lavorare. Alla fine, vennero ristabiliti i contatti con il comando e ci venne ordinato di percorrere sette miglia verso la zona colpita più duramente.

Nel distretto nulla era scampato alla furia. Una città di edifici ridotti a gusci frastagliati, di statue frantumate, di alberi spaccati; ogni veicolo era immobile, rugoso e bruciato, ridotto ad arrugginire o a marcire dal passaggio della forza furibonda. I soli suoni oltre ai nostri erano quelli dell’intonaco che cadeva e delle sue eco.

Non posso descrivere la desolazione in modo adeguato, ma posso dare un’idea di come ci faceva stare, con le parole di un soldato inglese che delirava in un ospedale di fortuna per prigioneri: “Ti dico che è spaventoso. Camminavo in una delle loro strade insanguinate e sentivo mille occhi dietro di me, quelli dei morti. Li sentivo sussurrare dietro di me. Mi giravo a guardarli e non c’era un anima. Li puoi sentire e li puoi ascoltare ma non c’è mai nessuno, lì”. Sapevamo che quello che diceva era vero.

Per il lavoro di “salvataggio” fummo divisi in piccoli gruppi, ognuno con un guardiano. Il nostro macabro compito era di cercare i corpi. Fu una caccia abbondante, quel giorno e gli altri che seguirono. Iniziammo su scala ridotta – qui una gamba, lì un braccio, e un neonato occasionale – ma scoprimmo un filone importante prima di mezzogiorno.

Ci facemmo strada attraverso un muro seminterrato per scoprire un guazzabuglio puzzolente di oltre 100 esseri umani. Doveva essere penetrato il fuoco prima che il crollo dell’edificio ostruisse le uscite, perché la carne di quelli che stavano dentro ricordava la consistenza delle prugne. Il nostro compito, ci venne spiegato, era di farci strada in mezzo al disastro e di portare via i resti. Incoraggiati da sberle e insulti, ci mettemmo al lavoro. Facemmo esattamente questo, perché il pavimento era ricoperto da una brodaglia nauseabonda fatta di condutture bruciate e di viscere.

Un certo numero di vittime, non completamente morte, avevano cercato di scappare attraverso una stretta uscita di emergenza. C’erano comunque diversi corpi intrappolati nel passaggio. Il loro leader aveva percorso metà strada prima di venire seppellito fino al collo dai mattoni e dall’intonaco caduti. Penso che avesse circa 15 anni.

E’ con un certo rammarico che infango la reputazione dei nostri aviatori ma, ragazzi, avete ucciso una quantità spaventosa di donne e bambini. Dovemmo riesumare i loro corpi e portarli in pire funerarie di massa.

La tecnica della pira funeraria venne abbandonata quando si scoprì quanto era grande il numero dei morti. Non c’era sufficiente manodopera per realizzarla bene, così venne mandato giù un uomo con un lanciafiamme, affinché li cremasse dove si trovavano. Bruciati vivi, soffocati, schiacciati – uomini, donne e bambini uccisi indistintamente.

Con tutta l’elevatezza della causa per la quale combattevamo, creammo di sicuro la nostra Belsen. Il metodo era impersonale ma il risultato fu egualmente crudele e spietato. Questa, temo, è la ripugnante verità.

Quando ci abituammo all’oscurità, al fetore e al carnaio, iniziammo a chiederci chi era stato, ognuno di quei cadaveri, quando era ancora vivo. Era un gioco sordido: “Ricco, povero, mendicante, ladro…” Qualcuno aveva borsette gonfie e gioielli, altri avevano preziose cose da mangiare. Un bambino aveva il suo cane al guinzaglio ancora vicino a lui.

Del nostro lavoro, nei rifugi veri e propri, erano responsabili degli ucraini rinnegati in uniforme tedesca. Erano ubriachi fradici per via delle cantine adiacenti e sembravano godere enormemente del loro compito. Era redditizio, perché strappavano a ogni corpo gli oggetti di valore prima che li portassimo sulla strada. La morte era diventata un tale luogo comune che potevamo scherzare sui nostri lugubri fardelli e sceglierli in mezzo a così tanta spazzatura.

Non fu così con i primi, specialmente i giovani: li avevamo messi sulle barelle con cura, deponendoli con una certa parvenza di dignità funebre nel loro ultimo luogo di riposo prima della pira. Ma il nostro ritegno spaventato e doloroso cedette, come ho detto, al cinismo vero e proprio. Alla fine di un giorno orribile, fumammo e contemplammo l’impressionante mucchio di morti che si era accumulato. Uno di noi gettò il mozzicone della sua sigaretta sul mucchio: “Le campane dell’inferno”, disse, “Sono pronto per la Morte ogni volta che voglia venire a prendermi”.

Pochi giorni dopo il raid, le sirene urlarono di nuovo. Ai sopravvissuti apatici e affranti vennero gettati dei volantini. Ho perso la mia copia del proclama ma ricordo che diceva pressappoco così: “Al popolo di Dresda: siamo stati costretti a bombardare la vostra città a causa del pesante traffico militare che le vostre installazioni ferroviarie stavano sostenendo. Ci rendiamo conto di non aver sempre colpito i nostri obbiettivi. La distruzione di ogni altra cosa rispetto agli obbiettivi militari appartiene alle vicende della guerra involontarie e inevitabili”.

Questo spiegava il massacro per la soddisfazione di tutti, ne sono sicuro, ma suscitò non poco disprezzo. E’ un fatto che 48 ore dopo che l’ultimo B-17 era sciamato verso ovest per un meritato riposo, i battaglioni dei genieri giunsero presso le ferrovie danneggiate e le riportarono ad un’attività quasi normale. Nessuno dei ponti ferroviari sull’Elba fu messo fuori uso. I fabbricanti dei dispositivi di puntamento dovrebbero arrossire nell’apprendere che i loro meravigliosi congegni sganciavano le bombe fino a tre miglia fuori bersaglio rispetto a quello che l’esercito affermava di voler colpire.

Il volantino avrebbe dovuto dire: “Abbiamo colpito tutte le chiese, gli ospedali, i musei, i teatri, la vostra università, lo zoo, e ogni edificio civile in città, ma onestamente non volevamo. C’est la guerre. Ci dispiace molto. Inoltre, il bombardamento a saturazione è molto di moda questi giorni, lo sapete”.

C’era un significato tattico: fermare le ferrovie. Un’operazione eccellente, non c’è dubbio, ma la tecnica fu orribile. Gli aerei iniziarono a lanciare dai loro scompartimenti bombe incendiarie e ad alto potenziale ai confini della città, e per tutta la sequenza dei loro colpi devono essere stati istruiti da una tavola Ouija.[2]

Provate a classificare le perdite contro i benefici. Oltre 100.000 civili e una magnifica città distrutti da bombe sganciate fuori degli obbiettivi dichiarati: le ferrovie furono messe fuori uso per circa due giorni. I tedeschi contarono la più grande perdita di vite patita per ogni singolo raid. La morte di Dresda fu un’amara tragedia, attuata in modo gratuito e premeditato. L’uccisione dei bambini – bambini tedeschi o giapponesi, o quelli di qualsiasi nemico il futuro possa riservarci – non può mai essere giustificata.

La replica scontata ai miei lamenti è il più odioso di tutti i clichés: “è la guerra”, oppure: “Se la sono cercata. Tutto quello che capiscono è la forza”.

Chi è che se l’è cercata? Tutto quello che capiscono è la forza? Credetemi, non è facile identificare i campi dove crescono i frutti dell’ira quando si raccolgono neonati nei canestri o si aiuta un uomo a scavare dove pensa si possa trovare la moglie. Certo, l’esercito nemico e le installazioni industriali devono essere colpite tranquillamente, e guai a quelli abbastanza sciocchi da cercare rifugio nei paraggi. Ma la politica dell’”America inflessibile”, lo spirito di vendetta, l’approvazione di ogni distruzione e di ogni delitto, ci hanno guadagnato la nomea di una brutalità oscena.

I nostri leader hanno avuto carta bianca su quello che potevano o non potevano distruggere. Il loro compito era di vincere la guerra il più rapidamente possibile, e mentre furono mirabilmente istruiti ad agire in tal modo, le loro decisioni sul destino di certi cimeli inestimabili del pianeta – come nel caso di Dresda – non furono sempre assennate. Quando, alla fine della guerra, con la Wehrmacht che andava in pezzi su tutti i fronti, i nostri aerei furono mandati a distruggere quest’ultima città importante, dubito che sia stata posta la domanda: “Che vantaggi abbiamo avuto da questa tragedia, e come reggeranno al confronto questi vantaggi con gli effetti negativi nel lungo periodo?”

Dresda, una magnifica città, costruita nello spirito dell’arte, simbolo di un retaggio ammirevole, così antinazista che Hitler la visitò solo due volte durante il suo regno, un centro oggi così amaramente bisognoso di cibo e di ospedali – venne arata e i solchi furono cosparsi di sale.

Non vi può essere dubbio che gli alleati abbiano combattuto dalla parte giusta, e i tedeschi e i giapponesi dalla parte sbagliata. La seconda guerra mondiale è stata combattuta per motivi quasi sacri. Ma rimango convinto che per la spada della giustizia con la quale abbiamo combattuto, i bombardamenti indiscriminati delle popolazioni civili sono stati blasfemi. Che il nemico li abbia effettuati per primo, non ha niente a che fare con il problema morale. Quello che ho visto della nostra guerra aerea, mentre il conflitto europeo stava per finire, ha avuto il marchio irrazionale della guerra per la guerra. Delicati cittadini della democrazia americana hanno imparato a colpire un uomo sotto la cintura e a far urlare il “bastardo”.

Le truppe russe di occupazione, quando hanno scoperto che eravamo americani, ci hanno abbracciato e si sono congratulati con noi per la rovina totale portata dai nostri aerei. Abbiamo accettato i loro complimenti con buona grazia e compunta modestia, ma sentivo allora, come sento ora, che avrei dato la vita per salvare Dresda per le generazioni future. Questo è quello che ognuno dovrebbe provare per ogni città del pianeta.

mercoledì 13 ottobre 2010

Due pesi due misure

Se tu sei "straniera" e vieni massacrata, stuprata o picchiata da tuo padre, fratello, marito, fidanzato, zio, la colpa è tutta della cultura retrograda da cui provieni, ed è giusto e necessario che noi, popolo civile e democratico, veniamo nel tuo paese a portare la democrazia con un'esercito di invasione sterminando la tua gente e demolendo le loro case.

Se invece sei italiana e vieni massacrata, stuprata o picchiata da tuo padre, fratello, marito, fidanzato, zio, hai avuto solo la sfortuna di capitare là proprio mentre questo folle era in preda a un raptus di violenza e follia inspiegabile, uno di quei "raptus" che in questo paese sono un pretesto per non far capire la quotidiana violenza sulle donne da parte di parenti e conoscenti.

Questo modo di vedere le cose mi irrita assai anche perché nel secondo caso è una questione che mi riguarda molto personalmente.
Anche pensando così si fa violenza nei confronti di tutte le donne maltrattate, non meno di quella fisica.

mercoledì 6 ottobre 2010

Trova l'intruso!



Quest'arabo barbuto è il noto Ayman Al-Zawahiri, il luogotenente di Bin Laden, in poche parole un terrorista islamico che vuole uccidere più infedeli possibili, spunta fuori in qualche video messaggio per avvisare gli infedeli occidentali che ci saranno nuovi attentati.

Quest'immagine è stata presa da uno dei suoi video.
Siete riusciti a trovare l'intruso? guardate le tende, cosa notate?


La stella di David! Cosa ci fa un simbolo che rappresenta la religiosità ebraica dietro a un estremista islamico?
Forse è solo una stranezza, io non lo so, ma se fossi in voi comincerei a farmi qualche domanda.

L'immagine l'ho presa su questo blog: Gianluca Freda Blogghete.
Leggete anche l'articolo che è molto interessante!

martedì 5 ottobre 2010

Terrore!

Il 27 febbraio 1933, i nazisti dettero fuoco al palazzo del Parlamento tedesco per dare poi la colpa di quell’attentato ai comunisti. Successivamente a questo grave episodio Hitler proclamò lo stato di guerra al terrorismo chiedendo al Parlamento tedesco (il Reichstag) di conferirgli ampi poteri per debellare i terroristi. Il suo pretestuoso discorso retorico fece leva sul bisogno di sicurezza per la nazione sostenendo che tali poteri gli erano indispensabili per proteggere la libertà ed il benessere del popolo tedesco.


A seguito dell’attentato organizzato da lui stesso, Hitler riuscì a persuadere i legislatori tedeschi ad attribuirgli tutti i poteri di emergenza “necessari” per far uscire il paese dalla crisi terroristica. Con tale espediente il fuhrer ottenne quello che diventò noto come il “Decreto dei Pieni Poteri", un provvedimento che permise ad Hitler di sospendere “temporaneamente” le libertà civili, cioè fino a quando la “crisi” non fosse passata. Ma una volta ottenuto il pieno controllo sul popolo con una dittatura di fatto, lo stato di crisi provvisorio che doveva essere considerato provvisorio divenne invece praticamente permanente. E così con “la minaccia di terrorismo” sempre presente, Hitler riuscì a farsi rinnovare i pieni poteri dal Reichstag, poteri che conservò fino a quando si persero le sue tracce nel bunker di Berlino ben 12 anni dopo.

Thomas jefferson diceva che: "Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli."
Ma i popoli per fare paura devono essere uniti, penso che i potenti lo sappiano fin troppo bene ed è per questo che sfruttino la paura delle persone nei popoli poco conosciuti per alimentare odio e razzismo, separare la gente fra di loro, e allo stesso tempo riuscire a mantenere e rafforzare la propria posizione personale.
La storia è piena zeppa di personaggi come Hitler che per ottenere più potere hanno sfruttato al meglio questa situazione.

Ma anche ai giorni nostri le cose stanno così, ci vendono terrore, terrore, terrore, terrore e terrore. Senza sosta.
Se ad esempio sei in aeroporto e vedi un arabo con la barba e un cappotto sarà sicuramente un terrorista islamico, se vedi un rumeno per strada stai attento che protresti essere stuprato/a, se vedi un nero stai tranquillo che spaccia droga, se vedi un mussulmano e sei una donna che passa davanti ad una moschea fai attenzione che potrebbe lapidarti se non hai il velo, ecc. ecc....


Ma qualcuno mi spiega perché ai telegiornali o sui giornali su ogni fatto di cronaca nera, e non solo, viene specificata la nazionalità delle persona che delinque? Che differenza fa sapere se ad esempio l'assassino è italiano, marocchino o rumeno? O se è cristiano, mussulmano o ebraico? Non ha senso, se una persona uccide non ha importanza la provenienza o la religione deve essere spedito in galera immediatamente e restarci per sempre!
Ma così facendo si alimentano odio e pregiudizi contro persone del tutto innocenti che non c'entrano niente, uomini e donne che guarderemo con diffidenza senza nessun motivo logico, e si aumenta ancora di più la paura.

Ma qualcuno mi spiega inoltre perché ogni tanto salta fuori l'allarme attentati in tutto il mondo lanciato dai servizi segreti di qualche paese? Se ci pensate un'attimo a questi probabili attentati noterete che non vengono citate nessune prove serie a confermare il tutto.
Qualche settimana fa il Papa era in Inghilterra, sembra che qualcuno volesse organizzare un'attentato contro di lui e sono state arrestate diverse persone e poi? E poi sono state liberate perché non c'entravo niente!! TRUFFA!!
Beh, sapete che vi dico? Mi sa che il nostro punto di vista va ribaltato: vuoi vedere che il vero terrorismo di oggi è responsabilità diretta degli stessi che lo denunciano? Per difendersi da questo tipo di violenza il giubbotto anti proiettile non serve assolutamente a nulla.


Questa situazione di terrore costante è un velo che non ci vuole far vedere i problemi reali che abbiamo, come la crisi del lavoro, l'abbasamento degli stipendi, la cassa integrazione, la mobilità, una pensione che forse quelli come me non raggiungeranno mai, i tagli delle spese, politici che pensano solo ai loro interessi, i cambiamenti climatici estremi, l'Amazzonia al collasso, il mercato del sesso, ecc. Ci vogliono dividere perché alla fine hanno paura di noi e di cosa potremmo diventare se ci unissimo.

Malcom X sosteneva che l'Islam è in grado di abbattere qualsiasi forma di razzismo e di discriminazione, io penso che anche senza l'Islam l'uomo sarebbe in grado di fare lo stesso.
Dobbiamo solo sforzarci un po, spegnendo la televisione e accendendo il nostro cervello. Non dobbiamo giudicare le persone in base alla loro provenzienza e religione ma in base alle loro azioni.

martedì 28 settembre 2010

Avanti il prossimo

Qualcuno si ricorda il periodo antecedente alla seconda guerra del golfo (o guerra d'Iraq)? Era un susseguirsi continuo di notizie contro Saddam Hussein: il terribile dittatore che appoggiava i terroristi, possedeva armi di distruzioni di massa e minacciava l'intero mondo.
Poi per fortuna gli americani hanno invaso l'Iraq, sfortunatamente non hanno trovato le armi di distruzione di massa di Saddam, ma non importa perché quelle armi le hanno portate direttamente loro utilizzandole per devastare le città e i villaggi uccidendo migliaia di persone, grazie a questo sono riusciti a deporre il crudele tiranno e a portare la pace e la democrazia in un paese islamico e barbaro.




Ora solo uno sciocco non riuscirebbe a vedere che il prossimo obbiettivo è l'Iran,
non si sa bene se saranno gli Stati Uniti o Israele a fare il primo passo ma uno di loro prima o poi lo farà.
Purtroppo L'Iran si sta comportando bene e nessuno dei due possibili invasori riesce a trovare una scusa convincente per invaderlo.
Ciò nonostante la loro propaganda continua a bombardarci di messaggi negativi contro l'Iran e il suo presidente.
Ecco alcuni esempi:

Saranno anni che l'Iran possiede la tecnologia per costruire bombe nucleari, ma cosa sta aspettando per produrle?
Forse non ha intenzione di farlo perché come dice lo stesso presidente Mahmoud Ahmadinejad: "La bomba atomica è la peggiore arma disumana mai inventata, e va completamente eliminata." Ma questa potrebbe anche essere una cazzata, alla fine i politici raccontano solo quelle.
Forse non ha intenzione di farne nemmeno una perché passerebbe dalla parte del torto e verrebbe immediatamente invaso.
Gli USA e Israele sono due super potenze militari ad avere a disposizione chissà quante testate nucleari, l'Iran sarebbe così suicida da produrne qualcuna e scagliarle contro di loro? Vi immaginate che rappresaglia? La nazione verrebbe riempita di bombe nucleari in meno di un giorno!
Potrebbe anche essere, ma io non ci credo, sarebbe troppo assurdo.

Vi ricordate invece l'onda verde? Quelle pacifiche persone che protestavano contro il governo iraniano e che sono state brutalmente represse dalla polizia di regime, ecco, guardando un po di video su you tube ci si rende conto che quelle persone non erano poi tanto pacifiche e il modo in cui sono state trattate non è diverso dai nostri metodi democratici e occidentali.



Ma la cosa più bella è vedere come vengano stravolti i discorsi di Ahmadinejad come quando ci hanno detto che voleva che Israele sparisse dalla faccia della terra, in realtà il suo era un discorso molto lungo e complesso sulle dittature nella storia e, in poche parole, diceva ai palestinese che come tutti i regimi anche quello sionista, e ripeto sionista non Israele, sarebbe sparito dalla faccia della terra un giorno o l'altro.
O come Ahmadinejad abbia accusato il governo Americano di essere partecipe degli attentati dell'11 settembre. Anche qua il discorso del presidente iraniano alle Nazioni Unite il 23 settembre di questo mese non è stato del tutto ascoltato, ecco il pezzo incriminato tradotto da Massimo Mazzucco su luogocomune.net:

"Nel ricercare i responsabili dell’attacco terroristico, vi furono tre punti di vista:
1 - Che un gruppo terrorista molto potente e sofisticato, in grado di perforare tutti i livelli di intelligence e sicurezza americani, abbia portato a termine gli attacchi. Questa è la tesi principale sostenuta dagli uomini di governo americani.
2 - Che alcuni settori, all’interno del governo americano, abbiano orchestrato l’attacco, per capovolgere il corso negativo dell’economia americana, legata al Medio Oriente, salvando nel contempo il regime sionista. La maggioranza degli americani, come la gente e i politici di altre nazioni, condividono questo punto di vista.
3 - Che gli attacchi siano stati portati a termine da un gruppo terrorista, ma che il governo americano li abbia supportati e abbia tratto vantaggio dalla situazione. Apparentemente questa versione non ha molti sostenitori. La prova più importante, relativa a questi attacchi, furono alcuni passaporti trovati nella montagna di macerie, e il video di un certo individuo, il cui luogo di domicilio era sconosciuto, ma del quale si sapeva che avesse partecipato ad accordi petroliferi con alcuni importanti personaggi americani. C’è stato anche un insabbiamento, nel senso che è stato detto che a causa dell’esplosione e del fuoco non si è trovata altra traccia degli aggressori- suicida.

Rimangono però alcune questioni a cui dare una risposta.
Non sarebbe stato più logico condurre prima una completa investigazione, da parte di gruppi indipendenti, per identificare con certezza i responsabili degli attacchi, e poi mettere a punto un piano razionale per prendere misure contro di loro?
Pur dando per buona la versione del governo americano, vi sembra logico scatenare una classica guerra, con ampio impiego di truppe - che hanno portato alla morte di centinaia di migliaia di persone - per combattere un gruppo terrorista?"



Ultimamente non si parla che di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la televisione e i giornali la descrivono come una donna che ha fatto le corna al marito e adesso si ritrova in carcere processata per adulterio e la sentenza sarà la lapidazione, come dire: ruba caramelle e viene condannata a morte.
Ma la verità è un'altra:
Questa donna ha drogato il marito e ha lasciato che l'amante lo uccidesse, è stata processata per concorso in omicidio e condannata per impiccagione assieme all'amante, tipo: ruba caramelle, aiuta ad uccidere il negoziante e viene condannata a morte.
La sentenza comunque non è ancora definitiva, e mentre in america è stata eseguita la condannata a morte tramite sedia elettrica di una malata mentale processata per omicidio, le persone scendono in piazza a difendere Sakineh, e perchè l'altra no? Non hanno lo stesso diritto a vivere nonostante abbiano sbagliato?
Se vi interessa l’Iran ha posto fin dal 2002 una moratoria sulla lapidazione, tant’è vero che tutte le notizie di lapidazioni in Iran dopo il 2002 vengono da fonti occidentali e non sono mai state confermate (e anzi sono state ripetutamente smentite) dalle autorità iraniane. Inoltre, nel 2008 è stato presentato al Parlamento iraniano un progetto di legge che chiede di eliminare anche formalmente la menzione della lapidazione dai codici penali. La revisione del sistema penale iraniano, in corso dal giugno 2009, mira, tra le molte altre cose, anche a questo obiettivo.


Sarà forse un caso che tutto questo sia dovuto al fatto che l'Iran sieda su un mare di petrolio e gas naturale?

martedì 21 settembre 2010

Alcuni video interessanti



Il nuovo secolo americano é un documentario molto interessante che cerca di far luce non solo sula tragedia dell'11 settembre, ma passa ai raggi X la storia americana: mostra come dalla guerra Hispano-Americana, passando per i due conflitti mondiali del XX secolo, al Vietnam, alla prima guerra del Golfo, e all'Iraq, la nazione si è sempre approfittata di una presunta forzatura per entrare in guerra.




La rivoluzione della canapa spiega la storia di questa pianta e dei suoi innumerevoli usi in svariati campi: tessile, alimentare, industriale ecc. Parla della sua storia millenaria intrecciata sempre con quella dell'umanità, e spiega il motivo della sua demonizzazzione come pianta usata solo per alterare la percezione di chi la fuma.



Videocracy è il documentario sulla tv italiana e i suoi meccanismi che si sono rivelati come uno specchio della politica di Berlusconi e del nostro paese. Io credo però che questo video possa essere applicato a tutto il mondo, al posto di Berlusconi potevano metterci un'altro nome, sono convinto che la televisione e il suo messaggio siano uguali dappertutto. Non c'è alcuna differenza.

Spero che chiunque passi per questo blog guardi questi video fino in fondo, fino all'ultimo capito!

lunedì 20 settembre 2010

Io sono un complottista

Oggi ho capito veramente di essere un complottista, ovvero uno dei tanti malati mentali che al posto di credere ciecamente alle notizie che raccontano i media preferisce usare il proprio cervello....
In ogni storia ci sono più versioni, tocca a te cercarle, confrontarle e giudicarle, e alla fine sei tu a decidere chi sono i cattivi e i buoni.


alcuni esempi molto semplici sulla tragedia dell'11 settembre:

Tu credi che la fotografia del passaporto di un terrorista possa sopravvivere al calore – circa 2.000° centigradi – generato dalla palla di fuoco che tutti abbiamo visto al momento dell’impatto degli aerei nelle Torri Gemelle, e che venga poi ritrovata a 4 isolati di distanza dalle Torri stesse?

Tu credi che il blocco superiore di un grattacielo, crollando sulla restante struttura sana, continui a cadere in verticale, su se stesso, distruggendo l'edificio fino alla pianta, comprese tutte le colonne portanti (percorso di massima resistenza)?
O invece il blocco superiore, dopo aver colpito e danneggiato la parte più alta della struttura sana, cade verso l'esterno, su di un lato (il percorso di minor resistenza)?
In altre parole, se un vaso di fiori cade in testa ad una persona, questo vaso continua poi a distruggere tutto il suo corpo, vertebra dopo vertebra, finchè rimangono solo le scarpe con dentro i piedi, oppure gli spezza magari un paio di vertebre del collo, e poi il vaso casca da un lato?

Tu credi che un pilota che non ha mai guidato un jet nella sua vita, e che sia riuscito a giungere in vista del Pentagono con il Boeing dirottato, invece di puntare dritto sui tetti dell’edificio, decida di fare una virata di 330 gradi (perdendo così nuovamente di vista il bersaglio), per poi rischiare un approccio rasoterra ad altissima velocità, con guida manuale, definito “praticamente impossibile” da dozzine di piloti professionisti ed esperti aeronautici?

Tu credi che un intero Boeing 757 (UA93) possa scomparire praticamente per intero in una buca (a Shanksville), larga circa la metà della sua apertura alare, e profonda un paio di metri al massimo?


Io non ci credo... e sono quindi un complottista!

lunedì 13 settembre 2010

L'alchimia del'informazione

Non c’è tanto interesse nel tenere nascosta la verità, che importa se esce allo scoperto, contano solo le dichiarazioni televisive… saranno sempre più vere della verità stessa dei fatti. Lo abbiamo visto con le recenti dichiarazioni di Obama, lo abbiamo visto con i rifiuti di Napoli o col terremoto in Abruzzo.
Cosa non hanno detto sull’Iraq? Che 50 mila militari armati resteranno là, assieme a 72 mila contractor privati della difesa, più altri arruolati dal Ministero degli Esteri americano o direttamente dal governo iracheno.

Con la televisione è possibile fare false dichiarazioni e non preoccuparsi se le promesse saranno mantenute o meno, perché la verità raccontata al di fuori dei media ufficiali apparirà priva di consistenza. A restare impresse nella nostra mente sono le parole di Berlusconi dopo il terremoto in Abruzzo, le sue promesse, le sue parole.

Ciò di cui non si parla in televisione è percepito dalla collettività come irreale, ipotetico, quasi una leggenda. Ciò che leggiamo sul Corriere lo dice il Corriere, ciò che leggiamo su un libro lo dice l’autore, ma ciò che vediamo in televisione sembra la suprema verità. Ma non ce ne rendiamo conto e per questo ne siamo vittime. Si arriva al punto di pensare che qualcosa non può essere vero se non se ne parla mai sul grande schermo. Una notizia incredibile letta su un giornale resta un’ipotesi, ma appena arriva in televisione diventa vera.

Pensiamo di essere noi a scegliere ed è per questo che lo schermo diventa un grande strumento di controllo sociale. Crediamo di pensare con la nostra testa, ma quante volte siamo stati influenzati a comprare qualcosa solo perché abbiamo già sentito nominare la marca? E magari qualche slogan ci è rimasto impresso.

Molti fatti continuano ad esistere perché se ne parla per anni, altri fatti invece scompaiono dalla nostra mente per sempre. Molti avvenimenti non ci vengono proprio mai raccontati. Chi sapeva delle nove interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche? Dei riscontri sperimentali sull’omeopatia del nobel Luc Montagnier? Dei pericolosi vaccini per lo stress? Delle mini bombe nucleari?
Tutte cose di cui non sentiremo mai parlare.

Dal blog Altraconsapevolezza

mercoledì 14 luglio 2010

La strage di Falluja e la gemma del sud



Ieri sera stavo cercando su YouTube dei video sulla battaglia per il controllo della città di Falluja (Iraq) durante la seconda guerra del golfo, ho trovato un'interessante documentario, questo sopra, che racconta bene di quale sia il metodo migliore per esportare la democrazia e testare nuove armi chimiche sulla popolazione, militare o civile non ha importanza. Per fortuna che le armi di distruzione di massa ce le avevano gli iracheni...
In questo documentario composto da tre parti potete vedere gli effetti del fosforo bianco (praticamente il nuovo napalm) usato dagli americani per bombardare la città irachena, vi consiglio di vederlo e di leggere questo articolo sugli effetti di quest'arma che, unita all'uranio impoverito, si riperquotono ancora oggi sulla popolazione di Falluja; sempre che riusciate a farcela e non vi venga il vomito per lo schifo che ci circonda.



Appena finita la prima parte al posto di cliccare sulla seconda sono andato per caso sulla homepage di YouTube e mi sono ritrovato di fronte ad un video di una che si fa chiamare gemma del sud, ho cliccato per vedere che cosa fosse e ho trovato questa ragazza (?) che cantava (?) in maniera orrenda una canzone senza sapere neanche una parola del testo in inglese...


Ora vi chiedere: "ma cosa mi interessa di quello che vai a vedere su youtube e cosa vuoi dire?".
La questione è molto semplice:
mentre il primo video sulla strage di Falluja, pubblicato il 18 agosto 2007, ha registrato fino ad ora circa 8100 visualizzazzioni, il secondo della gemma (?) ha avuto circa 82000 visualizzazioni in soli 10 giorni!
Capite cosa voglio dire?

Un documentario vero e crudo sulle atrocità che si commettono in nome della democrazia (?) pubblicato 3 anni fà viene visto da poche persone, mentre una che canta (?) senza sapere neanche dov'è registra tantissime visualizzazioni in pochi giorni...

Capite quanto siamo male?



martedì 13 luglio 2010

Un grande uomo

"Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere"

"Non è la letteratura né il vasto sapere che fa l'uomo, ma la sua educazione alla vita reale. Che importanza avrebbe che noi fossimo arche di scienza, se poi non sapessimo vivere in fraternità con il nostro prossimo?"





Ogni volta che penso a Gandhi mi sembra quasi impossibile che le sue vicende siano vere!

Ma provate ad immaginare Gandhi: lo hanno torturato, picchiato, arrestato, umiliato in tutti i modi possibili e non solo lui, tutto il suo popolo; e come ha reagito?
Ha preso un coltello e si è messo a vendicare tutti i torti subiti uccidendo inglesi? No, non ha sollevato neanche un'arma, e in maniera non violenta tramite scioperi, manifestazioni e marce ha disobbedito a tutto quello che gli ordinavano gli inglesi!
Quest'ultimi si chiedevano: "Ma perché non reagisce e ci dà un pretesto per farlo vedere come un criminale e sbatterlo in galera per sempre? Dove vuole arrivare questo demente?".

E più veniva umiliato e più diventava forte ed inarrestabile dando l'esempio, la speranza e il coraggio al suo popolo di seguirlo in questa lotta.
Non sono riusciti a distruggere questa persona che rispondeva con l'amore all'odio e che è riuscita a cacciare via un'impero dalla sua terra senza sparare un colpo di fucile!

Un'uomo che aveva tanta speranza nel genere umano.
Sembra incredibile ma è andata proprio così!


"La nonviolenza, nella sua condizione dinamica, significa sofferenza consapevole. Non consiste in una docile sottomissione alla volontà del malvagio, ma nel contrapporre la propria anima alla volontà del tiranno."


"La disobbedienza, per essere civile, deve essere sincera, rispettosa, mai provocatoria, deve basarsi su qualche principio assimilato con chiarezza, non deve essere capricciosa e, soprattutto, non deve procedere da alcuna malevolenza od odio."

giovedì 1 luglio 2010

Zeitgeist, the movie



Zeitgeist, the Movie è un web film no profit del 2007, diretto, prodotto e distribuito da Peter Joseph; è uscito in lingua inglese sottotitolato in diverse lingue, tra cui l'italiano.
È un documentario diviso in tre parti, apparentemente distinte ma rivolte verso un unico messaggio..... (continua a leggere)

Secondo me l’intento di chi ha creato questo documentario non è quello di far credere alle persone che tutti gli argomenti che tratta siano veri ed inconfutabili, ma è quello di far aprire le menti di coloro che lo guardano.


Vuole fare riflettere la gente, far capire che non tutto quello che ci dicono i giornali, la televisione, i politici o i preti sia vero, ed è per questo che bisognerebbe documentarsi e confrontare le diverse versioni per avere un pensiero proprio su un determinato fatto senza lasciarsi influenzare da nessuno, anche se è una cosa veramente difficile in questi ultimi tempi....




martedì 22 giugno 2010

Nucleare si o no?


Sembra proprio che il ritorno al nucleare tanto sognato dal governo italiano sia stato stroncato prima di nascere dalla corte costituzionale per incostituzionalità del quarto articolo della legge sul nucleare numero 102 del 3 agosto 2009, reputando incompatibile l'urgenza della costruzione delle centrali nucleari con il ricorso a capitali privati.
Il quarto articolo del decreto legge sul nucleare diceva in sintesi che la costruzione delle centrali nucleari era faccenda urgente e indispensabile; che sarebbe stata realizzata con capitali privati, o prevalentemente privati; che il Governo avrebbe potuto istituire commissari straordinari con poteri esclusivi e totali a proposito dell'ubicazione delle centrali.


Io non sono favorevole al nucleare forse perché nella regione in cui sono nato, il Piemonte, ci sono tante persone malate di leucemia, soprattutto quelle che abitano nelle valli vicine alla Francia, non è dimostrato che si siano ammalate per la vicinanza delle centrali nucleari francesi, ma si può immaginare...

Sarò scettico ma.....
Nel paese dei condoni edilizi, dove si costruisce in ogni dove e con qualsiasi materiale, che sicurezze ci sono per noi cittadini?
Nel paese dove ci sono problemi per costruire un'inceneritore e fare un po di raccolta differenziata, dove dovremmo mettere tutte le scorie nucleari?

martedì 15 giugno 2010

Ernst Nolte sul razzismo di Hitler


“Nel 1932 in due occasioni Hitler aveva fatto capire in termini ancora più inequivocabili di quelli usati dopo la presa del potere che la sua ideologia era condizionata in prima istanza in senso negativo dal contrasto con l’Unione Sovietica e con il comunismo.
Nel suo discorso davanti agli industriali di Düsseldorf del 27 gennaio 1932 egli era partito dal dominio effettivo della razza bianca sul mondo e lo aveva ricondotto alla superiorità ereditaria, che era quindi un diritto, ma un diritto minacciato. Infatti contro di esso, diceva, si era levata una concezione del mondo (Weltanschauung) che aveva già conquistato uno Stato e che in futuro avrebbe fatto crollare tutto il mondo se non fosse stata annientata in tempo debito: « Se questo movimento continua a svilupparsi, fra trecento anni non si vedrà in Lenin soltanto un rivoluzionario del 1917 ma il fondatore di una nuova dottrina universale con una venerazione pari a quella di Budda».

Hitler evidentemente non affrontava con disprezzo un «fenomeno così gigantesco » e polemizzava espressamente con gli imprenditori che non ritenevano possibile un’ampia industrializzazione della Russia. Piuttosto in questo caso egli intendeva senza dubbio se stesso come l’anti-Lenin, come l’unico uomo in grado di bloccare questo sviluppo, quindi in termini fondamentalmente identici a quelli di Trockij che lo aveva chiamato il « super-Vrangel della borghesia mondiale». Ai suoi occhi, però, la rovina dell’umanità e la decadenza era quello che agli occhi di Trockij era progresso ed emancipazione, poiché l’industrializzazione della Russia e la presumibile diffusione del bolscevismo in Asia si potevano fondare solo sull’utilizzazione delle risorse occidentali e sullo spietato abbassamento del tenore di vita delle masse russe oppure asiatiche.

Hitler, tuttavia, non attribuiva al mondo occidentale il merito di aver migliorato le condizioni di vita degli asiatici e degli altri popoli e non temeva di dichiararsi oggettivamente il propugnatore dell’egoismo occidentale che secondo lui non rappresentava altro che il dominio dell’umanità superiore e colta, dettato da una legge di natura, su quella inferiore e barbarica. Sia che si tratti in questo caso della confessione, fino ad allora inconcepibile, del più reazionario degli imperialismi, sia che si tratti dell’esagerazione di un’intuizione fondamentalmente giusta, in ogni caso un uomo non può proporsi nulla di più ambizioso che svolgere un ruolo decisivo al servizio di una causa nel vasto processo della storia mondiale e quindi ogni concezione che vuol vedere in Hitler solo un nazionalista tedesco è evidentemente insufficiente. Un semplice nazionalista non si sarebbe mai espresso come fece Hitler nel dicembre del 1932 davanti al colonnello von Reichenau: egli sostenne che la diplomazia sovietica era incapace di negoziare e concludere trattati poiché i trattati potevano venir conclusi solo fra contraenti che fossero sullo stesso piano nella loro concezione del mondo...
E se Stalin quando presentò il suo ambizioso bilancio davanti al congresso non aveva probabilmente sotto gli occhi il discorso di Hitler del 27 gennaio 1932, si confrontò tuttavia direttamente con esso quando discusse la teoria delle razze superiori e di quelle inferiori.

Egli disse: « È noto che l’antica Roma considerava gli antenati dei tedeschi e dei francesi dei nostri giorni esattamente nello stesso modo in cui i rappresentanti della “razza superiore” considerano oggi le nazioni slave…Ma quale fu il risultato? Che i non romani, cioè tutti i “barbari”, si unirono contro il nemico comune e come una tempesta abbatterono Roma…Dov’è la garanzia che i politicanti letterati fascisti di Berlino debbano aver più fortuna dei vecchi e sperimentati conquistatori romani? Non è più giusto supporre il contrario? »".


Tratto da:
NAZIONALSOCIALISMO E BOLSCEVISMO. La guerra civile europea 1917-1945, Sansoni Editore, Firenze, 1988, pp. 172-173 e 177:

di Ernst Nolte (storico e filosofo tedesco)

preso dal blog di Andrea Carancini

La stessa guerra ai "barbari" e agli "inferiori" che avviene ai giorni nostri da parte degli Stati Uniti e di Istraele, ma anche dall'Italia e da altri paesi europei. Ed io mi ritrovo a domandarmi:

Quand'è che tutti questi "barbari" si incazzeranno veramente e ci distruggeranno per come li stiamo trattando?

martedì 18 maggio 2010

Pubblica resistenza contro il ddl intercettazioni

Dal blog di Alessandro Tauro:

Carissimi lettori, carissime lettrici,
il governo di questo paese e la sua maggioranza parlamentare sono oggi impegnati in una drammatica corsa contro il tempo per l'approvazione del disegno di legge noto come "ddl intercettazioni"; lo scopo, duplice, è quello di disintegrare le attività di indagine sulla criminalità da "alte sfere" e di inferire un colpo mortale all'inalienabile diritto di cronaca.
Con questo provvedimento non è in gioco solo la perseguibilità penale dei soliti noti, è in gioco la nostra libertà: una volta smantellato il diritto alla conoscenza, nulla impedirà di privare il popolo italiano di tutti gli altri.

E' pertanto necessario, ora più che mai, un sussulto di dignità civica. Per difendere il nostro fondamentale diritto alla libertà di parola e alla libertà di stampa e gli stessi elementari principi di legalità, è fondamentale dare il via ad una protesta dall'enorme portata, in grado di estendersi ad ogni angolo di questo paese.
Cominciamo con una forma dal significato profondo, una promessa solenne ed impegnativa, ma dall'estrema semplicità: chiunque sia titolare di un blog o di un sito di informazione pubblichi questo appello e il seguente comunicato indirizzato al Presidente del Consiglio dei Ministri, in cui si esprime solennemente la nostra collettiva impossibilità a sostenere ed applicare le norme del disegno di legge.

Creiamo un fiume interminabile di comunicati di protesta in tutta la rete, un mare di adesioni al gruppo ufficiale su Facebook, impegniamoci anima e corpo affinché questo atto reale di indignazione varchi ogni limite immaginabile.

Alziamoci in piedi e dimostriamo che la ricerca della giustizia, le fondamenta della legalità democratica e repubblicana e la libertà di parola e di stampa non sono in vendita!


COMUNICATO

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi,
in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".
Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

lunedì 26 aprile 2010

8x1000 alla chiesa cattolica?

Dopo diversi mesi di assenza ritorno finalmente sul blog per esprimere un pensiero molto importante per me, soprattutto in questo periodo di otto per mille:

Non voglio dare altri soldi ai vertici della gerarchia ecclesiastica!

Avrei voluto scrivere che non sopportavo più la chiesa cattolica ma non sarebbe stato corretto nei confronti di tanti sacerdoti.
Pensate a quanti preti sono sparsi in giro per il mondo, e anche qua in Italia, ridotti in povertà che cercano di aiutare con i pochi mezzi che hanno a disposizione le persone più deboli e più povere di loro, riuscite ad immaginarli per un momento?
Pensate ora al Papa, ai vescovi, o ai cardinali, ce li avete presenti con le loro belle tuniche lavorate finemente a mano, con i loro gioielli d'oro, e con i loro crocefissi imperiosi che dimorano in case che sembrano più delle reggie?
A questo punto come si può donare l'otto per mille alla chiesa cattolica quando molto denaro finisce nelle tasche di pochi?

giovedì 4 febbraio 2010

Si invertono i fattori ma il prodotto non cambia

è veramente ironico sentire i meridionali che sono venuti a vivere al nord lamentarsi dei rumeni, mi riferisco all'omicidio di quel ragazzo rumeno qualche giorno fa a Torino e guardando le interviste fatte alla gente del quartiere mi sono messo a ridere per non piangere.
Il copione è sempre lo stesso: rumeni del cazzo, se non interviene lo stato ci facciamo giustizia da soli, sono tutti che si drogano e spacciano, non vogliamo stranieri in casa nostra ecc.ecc. Ma la cosa che mi lascia senza fiato è che appunto questi discorsi li fanno dei terroni che si sono trasferiti nel nord Italia e sono tutt'ora considerati da alcuni polentoni stranieri e non meglio dei rumeni.
Mi stupisco veramente di loro, pensavo che avrebbero potuto capire la situazione dei rumeni onesti essendo loro stati per primi degli emigranti ed essere etichettati come ladri, stupratori o altro per colpa di pochi individui.

C'è poco da dire: si invertono i fattori ma il prodotto non cambia.
Prima i meridionali e ora i rumeni, fra 20 anni ci saranno i norvegesi, gli australiani o chi lo sa chi altro, ma anche allora le cose saranno sempre uguali.
Ci sarà un rumeno a lamentarsi del nuovo immigrato.

lunedì 25 gennaio 2010

Regione straniera

Il nord Italia, e la Lombardia in particolare, sono le regioni che hanno più bisogno degli immigrati per il lavoro
in fabbrica, nelle campagne o per l’assistenza agli anziani.
Eppure gli immigrati sono accettati solo fino a quando sono dentro il posto di lavoro e producono ricchezza.
Poi, finito il loro turno, si vorrebbe che scomparissero.
Tra ordinanze delle amministrazioni locali o semplici proposte ecco qualche esempio di come,
con timbri e carta da bollo, si sta legalizzando la segregazione razziale.




Alcuni esempi:
Adro (Bs). Premio di 500 euro ai vigili urbani per ogni clandestino individuato.
Alassio (Sv). Divieto di trasporto di mercanzia in borsoni e sacchi di plastica e di utilizzo di furgoni come deposito merce.
Alessandria. La moschea viene chiusa perché i locali sono giudicati inidonei e privi del certificato di agibilità.
Alzano Lombardo (Bg). incentivi economici alle nuove coppie ma solo se italiane.
Assisi (Pg). Divieto di mendicare nei luoghi pubblici situati a meno di 500 metri da chiese ed edifici pubblici.
L’ordinanza anti elemosina vige in diverse altre città, da Cesena a Savona, da Firenze a Roma.
Azzano Decimo (Pn). Divieto di burqa. Proposta di censimento dei residenti di fede islamica.
Brignano Gera d'Adda (Bg) Aiuti economici solo per i disoccupati italiani.
Cantù (Co). Un numero verde per segnalare la presenza di clandestini.
Capriate San Gervasio (Bg). Divieto di aprire kebaberie e call center in centro.
Caravaggio (Bg) Nozze agli stranieri solo se in possesso di un permesso di soggiorno e in grado di capire l’italiano.
Casalpusterlengo (Lo). Il centro islamico viene chiuso per presunti abusi edilizi.
Ceriano Laghetto (Mb). Vietati kebab, phone center e servizi di trasferimento di denaro (ma non è contro gli stranieri).
Cernobbio (Co). Ispezione dei vigili urbani nelle case dei futuri sposi per accertare la pulizia di muri e pavimenti, e il perfetto funzionamento di docce, bagni e caldaie.
Cittadella (Pd). Residenza solo a chi ha un reddito di almeno 5000 euro all'anno e una casa con un minimo di metri quadri (Moratti a Milano si dice interessata). Schedatura di tutti gli stranieri.
Coccaglio (Bs). Controlli anti immigrati in occasione del Natale: è’ la famosa operazione “White Christmas” (Bianco Natale).
Como. La moschea viene chiusa per “irregolarità edilizie”.
Crespano del Grappa (Tv). Cittadinanza solo a chi conosce l’italiano.
Drezzo (Co). Vietato il burqa in pubblico.
Fermignano (PU). Vietato il burqa in pubblico.
Firenze. Vietato trasportare merci in borsoni sacchetti di plastica e simili.
Gallarate (Va). Dura opposizione del Comune al centro islamico.
Gerenzano (Va). I cittadini sono invitati a non vendere o affittare casa agli stranieri.
La regione Lombardia nel 2007 impone vincoli sui "phone center", i centri dove si può telefonare e navigare in Internet:dalla toilette al parcheggio, alla metratura ecc. La Corte Costituzionale boccia la norma poiché limita il diritto alla libera comunicazione. Nel frattempo 250 esercizi di questo tipo hanno dovuto chiudere i battenti. E’ vietata la consumazioni di cibo sui marciapiedi vicini a rosticcerie, pizzerie d’asporto, gelaterie e kebaberie. Lecco. Panchine più piccole per impedire ai barboni di dormire, divieto di sistemare giacigli nei luoghi pubblici e di chiedere l' elemosina in piazze e parcheggi.
Lodi. Per impedire la costruzione di una moschea la Lega Nord versa sul terreno urina di maiale (poi, la stessa cosa, a Padova).
Lucca. Vietati ristoranti etnici nel centro storico.
Magenta (Mi). La moschea viene chiusa perché giudicata abusiva.
Milano, (proposta) autisti di autobus e tram solo italiani. (proposta) vagoni della metropolitana riservati ai milanesi. Milano, autobus con le grate alle finestre vengono usati per rinchiudere gli extra comunitari che nei controlli sono trovati sprovvisti di documenti in regola. L’uso di questi ‘autobus galera’ verrà abbandonato dal Comune dopo qualche mese anche a seguito di polemiche.
Monfalcone (Ts). Divieto di sputo, «comportamento comune tra i bengalesi».
Morazzone e Tradate (Va). Un assegno per i neonati esclusi quelli extracomunitari.
Ospitaletto (Bs). per diventare residente è necessario presentare la fedina penale.
Piacenza. La moschea viene chiusa per violazioni di norme edili e urbanistiche.
Prato. Vietati ristoranti etnici nel centro storico.
Romano d'Ezzelino (Vi). I bambini extracomunitari sono esclusi dai bonus scuola (vedi anche Brescia).
Rovato (Brescia). Divieto per i non cristiani di avvicinarsi a meno di 15 metri dalle chiese.
San Martino dall'Argine (Mn). Il comune invita a denunciare la presenza di immigrati clandestini.
Sanremo (Im). Vietato sedersi sulle panchine comunali per chi ha un’età compresa tra 12 e 60 anni.
Teolo (Pd). Cittadinanza solo a chi conosce l’italiano.
Tombolo (Pd). espulsione degli stranieri dopo 90 giorni di permesso.
Treviso, divieto ai negozi cinesi di esporre lanterne rosse. La provincia nega qualsiasi autorizzazione alla costruzione di moschee.
Varallo Sesia (Vc). Vietati burqa e burqini.
Varese. La moschea viene chiusa per cambio di destinazione d’uso non autorizzato.
Venezia. Vietato trasportare merce in borsoni sacchetti di plastica e simili.
Verona, (proposta) ingressi separati sugli autobus. Vietato chiedere l’elemosina. Controllo sulla pericolosità sociale per chi chiede la cittadinanza.
Vicenza. Vietato sedersi sulle panchine per i minori di 70 anni.
Voghera (Pv). Vietato sedersi in più di tre persone sulle panchine.


Dal blog di Gino Selva

martedì 5 gennaio 2010

Passione

07/12/2009

Ora che sono disteso su questo comodo letto e al caldo sotto delle morbide lenzuola posso finalmente lasciarmi andare, posso chiudere gli occhi e lasciare che il sonno mi porti in un altro mondo.

"Sto salendo delle scale e mi sento stranamente emozionato, me ne accorgo dal battito del cuore più veloce del normale e dal respiro che si fa più intenso ad ogni passo, arrivato in cima a queste scale mi rendo conto del vero motivo di ciò che sto provando: mi apre la porta con un sorriso sulle labbra e mi bacia dolcemente.
Quanto adoro i suoi lunghi capelli che si infrangono sul mio corpo come acqua sugli scogli, la profondità dei suoi occhi che mi osservano e mi parlano nel silenzio più totale, la sua bocca piccola con quelle labbra morbide e sensuali, e i lineamenti del suo viso che mi incantano e seducono ogni volta che poso il mio sguardo.


Cosa mi offrirà di buono stasera? Un bicchiere di vino o un the? O forse dell'idromele o del genepì?
Questa sera the col rum, è ottimo!
Versamene un goccio e parlami della tua giornata... Ha una voce bellissima, quasi ipnotizzante, è una dolce melodia che mi avvolge e mi rilassa in ogni situazione.
Quando sto con lei sembra quasi che il mondo non esista, ci siamo solo io e lei, non c'è cura migliore della sua presenza, come ho fatto a starne senza fino ad adesso?
Mi sembra impossibile di essere qui con lei, non vorrei essere altrove, lo stingerei per ore fra le mie braccia fino ad incatenarla a me. Baciami ancora per favore, fammi sentire il tuo sapore ancora un po', lascia che mi perda nei tuoi occhi per qualche minuto, io non chiedo altro, non desidero altro e non voglio altro. Voglio solo te!


Le nostre mani si cercano e esplorano i nostri corpi, mi fai il solletico con le tue dita e sento dei brividi di piacere lungo tutto il mio corpo, sento il desiderio di averti crescere di secondo in secondo, io ti voglio e tu mi vuoi, lasciamo che sia la passione a prendere il controllo della situazione....
Adesso l'atmosfera è più calma, lo si capisce dai nostri corpi rilassati sul letto, dal respiro affannoso e dal battito intenso del cuore, voglio solo accarezzarti i capelli, la tua pancia e il tuo seno, e tu ricambi con tante altre carezze.
Forse sto solo sognando, dammi un pizzicotto per capire se è così, anzi non lo fare.... Questo non lo voglio ad essere sincero...".

Apro gli occhi e mi rendo conto che è buio intorno a me, deve essere notte inoltrata, non ho nessun punto di riferimento per capire dove sono, ma la mia mano si muove istintivamente alla mia sinistra alla ricerca di chissà cosa, e finalmente la trovo questa cosa: sei tu abbracciata a me.
Allora non era un sogno ciò che stavo provando, è la pura realtà, e tu ne sei la prova in carne ed ossa.
Com'è bello svegliarsi la notte e cercarti con le mani, sentire la morbidezza e il calore della tua pelle, per non parlare del tuo profumo, non quello che ti metti per uscire, ma quello della tua pelle, quello di una vera donna, quella stessa donna che ora è affianco a me.

Ora lo so cosa vuol dire aver passione della vita! Essere follemente pazzi della vita!!


Sei tutto ciò che vorrei, e nient'altro
Hai tutto ciò che vorrei, nient'altro
Nien'altro che questo
Per smettere di sognare è ancora presto.